Borse di studio pignorate a detenuti: lettera dei proff. Polo universitario

Venerdì, 26 Luglio, 2024 - 09:45
Inviata dai delegati delle quattro Università toscane all'indirizzo delle assessore della Regione Toscana Alessandra Nardini e Serena Spinelli

Borse di studio pignorate a studenti detenuti: la lettera dei docenti del Polo universitario della Toscana

 

Gentile Assessora,
Le scriviamo in qualità di delegati dei Rettori per le attività del Polo universitario della Toscana per metterLa a conoscenza della situazione occorsa ad alcuni dei nostri studenti detenuti.
Più in dettaglio, uno studente ristretto presso la Casa di reclusione di San Gimignano ci ha riferito che, in data 7 giugno 2024, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione per la Provincia di Siena gli ha notificato un “atto di pignoramento dei crediti verso terzi”. Con tale atto, all’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario della Toscana è stato ordinato di pagare direttamente all’Agente della riscossione tutte le somme di cui lo studente risulta essere creditore in qualità di titolare di una borsa di studio. Per tal via, l’Agente della riscossione ha quindi inteso agire per il recupero di crediti relativi a pregresse pene pecuniarie.

 

Purtroppo, non si tratta di un caso isolato. Lo scorso anno, infatti, un altro studente iscritto presso l’Università di Siena e ristretto nel carcere di San Gimignano ci aveva messo al corrente di una vicenda analoga.
Non possiamo escludere, inoltre, che vi siano altri casi simili di cui non siamo a conoscenza. Ma, al di là delle vicende relative a singole persone (che pure ci stanno molto a cuore), siamo ancora più preoccupati dalla concreta possibilità che l’uso di pignorare le borse di studio per il recupero dei c.d. “crediti di giustizia” possa diventare una prassi generalizzata, vanificando, di fatto, i considerevoli sforzi che la Regione Toscana compie per rendere effettivo il diritto allo studio delle persone detenute.

 

E così, posto che l’art. 34 della Costituzione affida alla Repubblica il compito di rendere effettivo il raggiungimento dei gradi più alti degli studi da parte dei “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi”, precisando altresì che questa effettività la Repubblica la raggiunge anche attraverso l’erogazione di “borse di studio”, qui ci troviamo dinanzi al singolare paradosso per cui mentre uno degli enti componenti la Repubblica – ossia la Regione – si attiva per la realizzazione del diritto, un altro – lo Stato – si attiva per impedirlo tramite il pignoramento della borsa di studio.
È appena il caso di osservare che una borsa di studio, essendo strumentale all’esercizio di un diritto fondamentale della persona, non può essere trattata alla stregua di un qualsiasi altro credito.

 

Con la presente, quindi, noi sottoscritti intendiamo stigmatizzare la sopra descritta “partita di giro”, dall’assai dubbia legittimità costituzionale.
Inoltre, confidiamo nella volontà della Regione Toscana di avviare un’interlocuzione con le competenti Istituzioni statali e di assumere ogni opportuna iniziativa politica a riguardo.

 

Distinti saluti,
Prof.ssa Maria Paola Monaco (Università di Firenze)
Prof. Andrea Borghini (Università di Pisa)
Prof. Gianluca Navone (Università di Siena)
Prof.ssa Antonella Benucci (Università per Stranieri di Siena)