Studio dell'Ateneo monitora l'impatto sull'ambiente naturale del cinghiale

Lunedì, 27 Luglio, 2020 - 12:15
Studio dell'Università di Siena monitora la densità e l'impatto sull'ambiente naturale del cinghiale
si tratta di un tema particolarmente importante per le aree protette e per la tutela degli habitat di interesse per la conservazione
Studio dell'Università di Siena monitora la densità e l'impatto sull'ambiente naturale del cinghiale
Studio dell'Università di Siena monitora la densità e l'impatto sull'ambiente naturale del cinghiale
 
Il lavoro di ricerca è stato condotto dal dipartimento di Scienze della vita e promosso dall’Ente Parco Regionale della Maremma
 
 
Arrivano da uno studio del gruppo di ricerca del dipartimento di Scienze della vita dell'Università di Siena, promosso dall’Ente Parco Regionale della Maremma, indicazioni per un efficace monitoraggio della densità e dell'impatto sull'ambiente naturale del cinghiale, tema particolarmente importante per le aree protette e per la tutela degli habitat di interesse per la conservazione.
 
 
"La mitigazione degli impatti ecologici e economici del cinghiale - spiegano i ricercatori Francesco Ferretti e Niccolò Fattorini, autori della recente pubblicazione scientifica sulla rivista Mammalian Biology - è una delle sfide più importanti per la gestione della fauna selvatica a livello globale. Il monitoraggio è fondamentale per valutare l'efficacia di azioni volte a ridurre la densità di questo ungulato e i relativi impatti su habitat e agricoltura".
 
 
Il metodo messo a punto per il monitoraggio è stato ulteriormente sviluppato dai ricercatori attraverso la stima di un apposito fattore che consente di valutare la densità di animali attraverso la conta di escrementi in settori campione.
"Nel 2018 e 2019 – spiegano i ricercatori - abbiamo svolto rilievi con cui abbiamo sia stimato la densità di popolazione del cinghiale, sia individuato gli ambienti in cui sono più estesi i segni di “grufolamento”, cioè l'attività con cui il cinghiale cerca cibo scavando nel terreno, e che quindi sono più vulnerabili all'impatto di questo ungulato”.