Storia dell'Ateneo

Otto secoli di storia

L’Università di Siena è un ateneo ricco di storia e di una grande tradizione del sapere, impegnato al contempo nella ricerca e nell’innovazione.

In otto secoli di vita l’Università di Siena ha prodotto conoscenza in ogni ambito di studio, ed è oggi uno degli atenei italiani che presenta i massimi risultati innovativi nella ricerca, nella didattica e nei servizi.

Il Novecento ha visto la crescita costante dell'Ateneo senese, passato dai quattrocento studenti iscritti a cavallo tra le due guerre agli oltre 20 mila di questi ultimi anni. Contemporaneamente sono aumentate le facoltà: alle storiche facoltà di Medicina e Chirurgia e di Giurisprudenza si sono aggiunte Farmacia (1933), Scienze matematiche, fisiche e naturali (1962), Economia (1966), Lettere e Filosofia di Arezzo (nata nel 1969 come Magistero), Lettere e Filosofia (1970), Ingegneria (1992) e Scienze politiche (1997).

Le origini
Frontespizio dell'Oratione

La storia dell’Università di Siena si è sviluppata lungo la tradizione culturale della Toscana, a partire dal Medioevo. Il primo documento rintracciato è un decreto podestarile del 26 dicembre 1240 e rivela il particolare modello giuridico dell’Ateneo senese, che non si basava sull’iniziativa degli studenti come a Bologna, né sull’amministrazione dei docenti come a Parigi, ma sulla diretta organizzazione del Comune. I cittadini che affittavano alloggi agli scolari dovevano, infatti, pagare una tassa: col ricavato di questa il Comune provvedeva a stipendiare i maestri, scelti naturalmente fra i migliori.
Un atto notarile della metà del XIII secolo ci informa che, a fianco della più antica Scuola giuridica, esistevano anche una Scuola di grammatica e una Scuola medica. Quest’ultima divenne ben presto autorevole, come dimostra la presenza tra i docenti di un maestro quale Pietro Ispano, illustre medico e filosofo, che verrà eletto papa nel 1276 col nome di Giovanni XXI.

La prima grande espansione dell’Università di Siena si ebbe nel 1321, quando molti studenti vi si trasferirono dall’Università di Bologna. Il Comune di Siena comprese subito che l’Università poteva divenire un avamposto culturale e politico molto importante e bisognava implementarlo. Deliberò immediatamente lo stanziamento di grandi somme di denaro per accogliere al meglio questi scolari, cui furono accordati numerosi privilegi, esenzioni di tasse e di franchigie. La fama dello Studio di Siena crebbe così notevolmente.

Il 16 agosto 1357, grazie al lungo e intenso lavoro diplomatico del Concistoro di Siena, lo Studio senese fu finalmente annoverato fra le Università del Sacro Romano Impero in un diploma concesso a Praga dall’imperatore Carlo IV. Tale riconoscimento permetteva di conferire tutti i gradi accademici in tutte le facoltà, esclusa quella teologica, e concedeva ampi privilegi e immunità a docenti e scolari.
Per questi ultimi, sul finire del XIV secolo, il vescovo della città propose di costituire un collegio, come già avevano fatto Bologna e Perugia. Fu così aperta nel 1416 la Casa della sapienza, collocata nei locali della soppressa Domus Misericordiae, che richiamò subito scolari da tutta Europa.

Dalla caduta della Repubblica di Siena all’Ottocento
Labaro con stemma sabaudo

Dopo la caduta della Repubblica di Siena, nel 1555, le autorità cittadine chiesero a Cosimo dei Medici di conservare l’Ateneo “con tutte le sue rendite, entrate, privilegi et immunità […] come era solito avanti la guerra e nei tempi buoni”.
Le sorti dell’Ateneo, sotto il governo mediceo e poi lorenese, non tornarono a essere ai livelli dei “tempi buoni”, ma certo la città sostenne costantemente la propria Università.
Nel 1808 i francesi, occupando la Toscana, chiusero lo Studio senese, mantenendo solo una Scuola medica. L’Università venne riaperta solo dopo la Restaurazione, trasferendosi dalla Casa della sapienza nei locali di un ex convento di Vallombrosani, dove ancor oggi si trova la sede del Rettorato.
Nel periodo del Risorgimento, nella delicata fase di costruzione dello stato italiano, gli studenti senesi si schierarono su posizioni apertamente patriottiche. Si costituì la Compagnia della guardia universitaria che partecipò alla prima guerra di Indipendenza. Tanta passione risorgimentale non poteva però mancare di preoccupare il granduca, che finì per chiudere la Scuola medica, facendo sopravvivere solo Giurisprudenza e Teologia.

Monumento ai Caduti (foto d'epoca)

L’Ateneo senese risollevò le sue sorti dopo il 1859, grazie anche all’aiuto degli enti cittadini e a una serie di riconoscimenti legislativi che dettero fama alle Scuole di Farmacia, di Ostetricia e, di conseguenza, alla Scuola di Medicina.
Nonostante tanto fervore, nel 1892 il ministro della Pubblica istruzione Ferdinando Martini propose il progetto di soppressione dei piccoli atenei, tra i quali quello senese. La proposta fu subito contrastata da uno sciopero generale dei commercianti, dall’intervento di tutte le istituzioni cittadine e da veri e propri moti popolari, che indussero il ministro a ritirare il progetto.
Scampato il pericolo, la città ritornò a investire grandi risorse per l'Università, che poté così istituire nuovi corsi di laurea e nuove facoltà.