DALLA PARTECIPAZIONE ALL’INDIVIDUALISMO.
Arte e società in Italia tra gli anni Settanta e primi degli Ottanta
Il corso analizza una particolare situazione dell’arte italiana relativa agli anni Settanta e primi Ottanta: un periodo che si caratterizza come passaggio dalla stagione delle neoavanguardie a quella segnata da una ‘condizione postmoderna’ che, secondo Lyotard, è “estranea al disincanto, così come alla cieca positività della delegittimazione”. Il titolo del corso “Dalla partecipazione all’individualismo” riassume le scelte operate all’interno dell’ampio e molteplice scenario di esperienze e di gruppi che connotano il decennio Settanta, arco di tempo che eredita dal Sessantotto il rinnovamento estetico e sociale, volgendo l’interesse al nuovo rapporto tra arte e pubblico, nei termini di una “nuova prospettiva partecipativa”, così come definita da Enrico Crispolti. Tale ambito di esperienze sarà oggetto di studio nella prima parte del corso, ponendo attenzione ai gruppi, alle personalità, ai centri che hanno delineato quella sfera di attività creative rivolte al ‘sociale’: dalle rassegne che vedono il coinvolgimento dello spazio urbano quali “Volterra’73”, “Dissuasione manifesta” (1974), “Operazione Roma eterna” (1974-1975), “Napoli Situazione 75” e gli altri focolai creativi in Campania, “Incontri di Martinafranca’79” alle mostre “Nuova Generazione” tenutasi nell’ambito della Quadriennale di Roma (1975), “Ambiente come sociale” Padiglione italiano, Biennale di Venezia (1976) fino all’esposizione “dalla natura all’arte, dall’arte alla natura”, Biennale di Venezia (1978). Interventi e rassegne poste nella prospettiva di un decentramento culturale democratico e, quindi di effettiva partecipazione.
Nella seconda parte si guarda anche ai nuovi sviluppi della pittura, alle esperienze segnate da un impegno politico-ideologico che, se sul piano compositivo registrano le influenze tratte dal contesto della Pop Art americana e dalla Nuova Figurazione, dall’altro evidenziano memorie anarchiche e propagandistiche: in tal senso l’attenzione sarà rivolta alle scelte pittoriche di artisti quali Spadari, Baratella, De Filippi, Umberto Mariani attivi in ambito milanese e a quelle di artisti dell’area romana come Mario Schifano ed Ennio Calabria o dell’area napoletana quali Mario Persico, LUCA (Luigi Castellano) Enrico Bugli ed Enrico Ruotolo, la cui impronta politica è riconducibile ai movimenti di sinistra. Una dimensione della pittura che, con l’avvento degli anni Ottanta perderà la sua espressione di “utopia di un mondo desiderabile”. Dapprima la Transavanguardia e poi le correnti che ad essa si affiancheranno, dai “Nuovi nuovi” alla Nuova Scuola Romana, declineranno l’immagine come citazione, avvertendo il rapporto con la storia dell’arte quale riflessione sul proprio statuto. L’interesse sarà infine per il recupero della vitalità del gesto, del segno e della materia operato da un’ampia compagine di artisti, indicati come ‘neoinformali’. Si tratta di una scena ampia e articolata che, nell’estate del 1985, sarà documentata dalla mostra “Anniottanta”, tenutasi presso la Galleria Comunale d'Arte Moderna di Bologna.