NOTIZIE DA NESSUN LUOGO
CITTA' UTOPICHE DEL XX SECOLO
Il titolo del corso è ripreso dal celebre romanzo di William Morris (News from Nowhere, 1891): utopia fondante della modernità, che riprende le utopie precedenti attualizzandole attraverso precise opposizioni alla realtà contemporanea. Il rapporto tra utopia e architettura è un tema complesso e affascinante per le evidenti connessioni e coinvolgimenti di altri e più vasti aspetti dell’attività umana oltre all’architettura: da quello sociale a quello politico, da quello ideologico a quello spirituale. In ogni caso, le proposte di città utopiche sono il segno di un disagio, di una crisi globale che si tenta di risolvere attraverso una palingenesi totale, ipotizzando un mondo radicalmente “altro”.
L’utopia attraversa tutta l’architettura del XX secolo, anche se in alcuni momenti storici le proposte si fanno più numerose, sintomi di una generalizzata caduta di valori: come nelle esperienze delle avanguardie nel primo dopoguerra, o come negli anni Sessanta di fronte al fallimento del Movimento Moderno, o come nell’ultimo ventennio del secolo, con la fine delle certezze e l’avvento di una debole intercambiabilità. Da Olbrich a Garnier, da Sant’Elia a Wright, da Ferriss a Le Corbusier, dagli Archigram a Krier, le differenti proposte utopiche oscillano tra l’estremo dell’instaurazione di un fantascientifico futuro e quello della restaurazione di un improbabile passato, tra la città nomade di Constant e le coercitive città totalitarie sognate da Hitler e Stalin.
Innegabile tuttavia è la necessità e fertilità dell’utopia, e l’insegnamento che ci offre per comprendere il nostro tempo. Come disse Bruno Taut nel 1919, nella Germania distrutta dalla guerra: “Oggi non c’è niente da fare. Non ci sono mattoni, non c’è cemento, non c’è lavoro per l’architetto: quindi è il momento di lavorare sul serio. Quindi è il momento di non essere strumentalizzati professionalmente, ma è il momento di creare cultura. Siamo dunque, e consapevolmente, architetti utopici!”.